Il lento passaggio della piena del Secchia che interessa in queste ore il territorio modenese sta mettendo a dura prova la tenuta degli argini del fiume ormai provati da settimane di precipitazioni abbondanti e persistenti ben al di sopra delle medie stagionali. E’ quanto afferma Coldiretti Modena nel sottolineare come oltre al rischio di esondazioni la pioggia insistente abbia ormai portato alla saturazione gli argini rendendoli fragili e più soggetti a rotture e smottamenti. La stessa situazione si verifica nelle campagne dove i terreni sono ormai completamente imbibiti di acqua e incapaci di assorbire le nuove precipitazioni previste per oggi con il rischio di portare all’asfissia le coltivazioni.
Si tratta solo dell’ultimo tassello di un’emergenza che – sottolinea Coldiretti Modena – ha già provocato in Emilia Romagna, per la pioggia intensa e le esondazioni, allagamenti nelle campagne e delle abitazioni rurali con aziende isolate e danni alle coltivazioni per milioni di euro, secondo le prime stime della Coldiretti. Difficoltà – precisa Coldiretti Modena – sono segnalate anche in montagna dove frane e smottamenti, oltre ad aver costretto ad evacuare una stalla a Polinago, stanno rendendo più complicati e lunghi i tragitti dei mezzi addetti alla raccolta del latte nelle stalle. Senza contare che la siccità prima, l’eccesso di pioggia dopo, assieme al repentino calo della temperatura delle ultime settimane, hanno portato a una perdita del 70% delle pere di varietà Abate e Kaiser, del 40% per le Decana e le Williams fino quasi ad azzerare la produzione delle ciliegie con perdite oltre al 90% per le varietà precoci non protette dai teli antipioggia.
Il pericolo di alluvioni o frane interessa – spiega Coldiretti – ben il 91,1% dei comuni italiani (7.275) ma la percentuale sale al 100% per Emilia Romagna. L’ultima ondata di maltempo di maggio aggrava il bilancio dei danni nelle campagne in una primavera segnata da precipitazioni eccezionali in una fase particolarmente delicato per l’agricoltura con le semine, le verdure e gli ortaggi in campo, le piante che iniziano a fare i primi frutti. I cambiamenti climatici si abbattono su un territorio reso fragile dal consumo di suolo con l’abbandono delle campagne e la cementificazione che – denuncia Coldiretti – solo nell’ultimo anno hanno causato la scomparsa di 100mila ettari di terra coltivata, pari alla superficie di 150mila campi da calcio, dopo che negli ultimi 25 anni era già sparito il 28% delle campagne. L’erosione di territorio agricolo a beneficio di asfalto, edifici e capannoni causa il fenomeno dell’impermeabilizzazione del terreno che non riesce ad assorbire l’acqua aumentando il rischio di inondazioni. Su un territorio indebolito si abbattono infatti – conclude Coldiretti – gli effetti di una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con una più elevata frequenza di eventi estremi, grandine di maggiore dimensione, sfasamenti stagionali e bombe d’acqua i cui effetti si fanno sempre più devastanti.